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La specializzazione della licenza secondo Giulio Gavino Usai
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Ho letto con interesse quanto scritto dai colleghi e personalmente credo che
se si pensa di aprire una discussione su una questione tanto delicata – a
meno che non sia dettato da semplice curiosità o non sia per un puro
esercizio di scuola – il problema deve sorgere da una ragione senza dubbio
più profonda.
Personalmente ritengo che pensare ad una licenza legata ad un tipo
particolare di attività venatoria derivi dalla frequenza sempre maggiore con
cui oggi si incontrano a caccia personaggi con il fucile in mano, privi di
qualsiasi educazione venatoria.
Tutto deriva dalla progressiva e preoccupante scomparsa di quei requisiti
fondamentali che dovrebbero fare parte del cacciatore, ma che purtroppo oggi
sono sempre meno comuni ed anzi, al contrario, costituiscono ormai
l’eccezione tra coloro che praticano un’attività, che una volta si definiva
passione e che oggi per molti è svilita a mero passatempo.
Il difetto credo sia all’origine e visto che siamo in “camera caritatis”,
almeno tra noi certe cose è bene che ce le diciamo.
È sempre più frequente incontrare a caccia persone maleducate, prepotenti e
totalmente distanti dall’ambiente naturale in cui si trovano a praticare
l’attività venatoria. Sono “cittadini” (ma nel significato negativo che si
può dare a questo termine) che vivono al 100% la vita urbanizzata e che
trasferiscono i comportamenti della città, in un contesto totalmente diverso
che, al contrario, necessita e richiede un approccio diverso. E così
assistiamo a persone che mentre vanno a caccia lasciano dove si trovano
rifiuti (e non solo bossoli), sono incuranti di colture in atto, aprono,
senza richiuderli, i cancelli dei recinti di animali, rubacchiano ciò che
trovano (frutta, ortaggi, attrezzi), sparano pur di sparare, e non importa a
cosa, siano essi cartelli, bottiglie oppure animali cacciabili o meno.
A questo in molti casi deve aggiungersi – e la cosa è ancor più grave -
l’assoluta incompetenza in campo prettamente venatorio. La conoscenza degli
animali (cacciabili o non) è un optional, nel caso degli acquatici le
conferme sono purtroppo innumerevoli. Si è al paradosso che la capacità di
riconoscere in volo gli uccelli sia riservata solo alla competenza di
esperti ornitologi. Ancora peggio è il fatto che per molti anche dopo avere
abbattuto un animale, restino con l’interrogativo di cosa sia esattamente e
questo non credo possa essere accettabile. Sarà un’alzavola o una marzaiola,
un frullino o un beccaccino, per non parlare di tutti quei trampolieri, che
nella migliore delle ipotesi finiscono nel novero generico di “gambette”, ma
che per il solo fatto di avere il becco un po' più lungo vengono spesso
anch’essi definiti beccaccini!!!
Questo accade perché manca una adeguata formazione del cacciatore prima che
a questo venga rilasciata la licenza. Certo non è il solo caso di
impreparazione e avviene, ad esempio, anche per la patente di guida:
infatti, è normale oggi viaggiare in autostrada sulla corsia più a sinistra
possibile, non usare mai la freccia per cambiare direzione, parlare al
telefonino senza auricolare, non dare la precedenza quando dovuto, fermarsi
al semaforo dopo la striscia apposita, occupare posti riservati ai disabili,
ecc. ecc.
Se manca la formazione – a meno di iniziative personali per ampliare le
proprie conoscenze e della sensibilità di pochi – troveremo in giro sempre
più spesso quei personaggi in mimetica, molto più vicini alla figura del
mercenario che a quella del cacciatore, con tutto ciò che ne consegue sia in
termini di immagine della categoria offerta all’esterno, sia quanto al
piacere di ognuno di noi di andare a caccia.
Spesso l’incontro con un altro cacciatore si traduce in un’occasione di
litigio, e – almeno per il sottoscritto – incontrare un “collega” anziché
una piacevole spunto per scambiare anche solo un saluto, diventa qualcosa di
spiacevole.
Concludo dicendo che possiamo anche evitare la specializzazione della
licenza per tipo di caccia, ma dovremmo pretendere la specializzazione del
cacciatore per l’attività venatoria. Certo qualcuno ci lascerebbe le penne
(o meglio la licenza) ma personalmente amo troppo la caccia per vederla
distruggere.
Basterebbe poco per limitare l’accesso alla nostra categoria a quelle sole
persone che hanno la dignità (ricchi o poveri non conta) per poterla
praticare.
Spero di non essere frainteso da nessuno ma la CACCIA merita rispetto da
tutti e in primo luogo da chi la pratica.
Un saluto a tutti.
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