I racconti dei cacciatori di acquatici
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Marzo, San Giuseppe 1975 di Davide Prevedello
Come regalo mio padre voleva che mia madre mi lasciasse andare con lui in Barena a "sciopo", era un regalo per tutti e due perche' mio padre faceva veramente festa quando percepiva che dentro quei vestiti di fustagno verdi si annidava il suo futuro compagno di avventure. Lo ascoltavo attentamente perche' lui non si limitava a portarmi ma continuava ad insegnarmi tutto cio' che un giorno avrei dovuto cominciare a fare da solo Il gioco a marzo non andava posizionato come in Fraima (autunno) ma molto piu' aperto mettendo le Crecole sempre vicine agli asiai e sempre in coppia anche se nella stessa zona. Un messaggio di unione al gruppo ma che doveva presagire la fase di accoppiamento delle varie specie posizionate. I fofani tutti assieme leggermente staccati dalle crecole.
A lato nel dosso piu alto dieci dodici stampi da tressame (trampolieri). Questi non mancavano mai ed erano nel periodo della risalita primaverile molto attrattivi per i combattenti che noi chiamiamo totani muti. A lato tre mazorini vivi e tre anare anche questi gia' in coppia da un mese abbondante. Il posto si chiama Ramo dea Croze ai Paltani Laguna Sud.
A quel tempo si poteva tranquillamente andare al mattino sul posto. Le barche e la vetroresina erano ancora un miraggio e pochi erano i contendenti a quel tempo. Noi Veneziani arrivavamo da piu lontano ma per noi la barca era la casa quindi...avevamo poca concorrenza.

Di notte sotto il tiemo, telo, capivi gia' se al mattino erano arrivate le tanto agognate crecole che portavano i cacciatori veneziani a frequentare la barena in quel periodo tutti i giorni possibili. Arriva l'alba, nulla solo pochi e sparuti branchi di biseghini (piovanelli) che spinti dal crescere dell'acqua si spostavano sorvolando a tiro il gioco e che per il periodo non meritavano una fucilata nel mezzo anche se a quel tempo erano cacciabili senza limiti di carniere.
Arrivarono le nove e ancora non si vide nulla. Nel frattempo mio padre continuava a darmi lezioni di barena spiegandomi dell'acqua e dei movimenti che gli acquatici sentono per questioni alimentari. Le valli a quel tempo pasturavano poco e raramente. Gli uccelli, molti meno di adesso, trovavano in laguna una quantita' di cibo abbondante durante la loro pastura notturna. Ad un tratto mio padre interruppe la sua lezione e si limito a guardare a sinistra dove intravidi una riga nera di Codoni seguiti da un numerosissimo branco di Marzaiole.

Molto spesso gli uccelli in migrazione primaverile si univano in volo anche se di specie diverse e ricercavano pasture e zone di sosta diurna. Mi tremavano le gambe e le mani dall'emozione e in un batter d'occhio ce li siamo trovati tutti messi in acqua fuori dagli stampi. I due automatici sistemati sulla botte sopra un sacco di iuta per non rovinarli erano caricati con cinque federal premium ognuno con il browning 81 a molla con il cinque e il remington con il sette. Da fuori gli stampi i codoni si allineavano tutti verso la coppia di germani vivi seguiti dalle marzaiole racolanti e gia' in amore. Tutti insieme a testa bassa e collo fraca' nuotavano avvicinandosi al gioco. Mio padre mi sussurro che avrei dovuto sparare anch'io.
Non era la prima volta ma le precedenti occasioni erano agli svassi di ritorno da caccia e a qualche gabbiano sulle bricole o a qualche folaga ferita. Ormai erano entrati a tiro i codoni piu' aperti e le crecole piu' lontane e serrate tra di loro ma non oltre i trentacinque metri.

"Ti xe pronto?"
"si si e go dentro"
"spetta…te digo mi via"
I codoni a un certo punto si insospettiscono e si bloccano, saranno stati vendi codoni e una trentina di marzaiole o piu'. Viaaa bu bummmm

Vedo mio padre in piedi che scarica l'automatico velocemente e poi con i quattro colpi rimasti nel mio fucile, strappatomi dopo pochi secondi dalle mani, colpisce ancora due crecole, venuteci incontro senza capire il pericolo che correvano.
"Dame cartucce dalla cassetta che ghe trago ai storpioni svelto svelto".
Una manciata di federal e ricaricando velocemente fermiamo i quattro storpioni che si allontanavano feriti fuori del gioco Sullo specchio d'acqua fuori dagli stampi sono rimasti quatto codoni sette crecole. Alcuni galleggiavano di schiena alcuni zampettavano pancia all'aria negli spasimi dl passaggio dalla vita alla morte Mio padre corse in ghebo a prendere la barca e arrivato in un batter d'occhio alla botte mi fece salire col fucile carico per recuperare l'ottava crecola ancora ferita sfuggita a becheto (sott'acqua respirando con il solo becco) alla mia vista. Alla valesana vogava con il cofano "da regata" (velocemente) verso questa crecola che si allontanava a becheto con la paura di non vederla piu riemergere nella piccola increspatura del vento sull'acqua.

Quando riemerse mirai bene come lui mi insegno su pelo dell'acqua e la marzaiola galleggio inerme come le altre che la corrente portava lentamente verso di noi. Mi pareva un sogno tremavo come una foglia al vento. Raccogliemmo il frutto di questa fortunosa e rara occasione in silenzio e senza commenti. Poi sistemati gli uccelli sulla falca della barca allineati per specie gli lisciavo le penne rovinate dalle fucilate e per un attimo avrei voluto che riprendessero il volo perche' la scena si ripetesse ancora tante volta. La loro livrea splendeva sgargiante al sole e solo in marzo gli uccelli denotano sfumature tipiche del piumaggio nuziale.

Una volta ritornati in botte la frenesia e la voglia di mostrare il carniere ai cacciatori della zona spinse mio padre a darmi ordine di raccogliere tutti gli stampi e i richiami da solo. Si proprio da solo perche' ormai aveva capito che ero diventato il suo uomo di caccia.

DEDICATO A TE NEDO E AL TUO AMORE PER LA NOSTRA COMUNE PASSIONE



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