I racconti dei cacciatori di acquatici
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Una domenica magica con Frank di Antonio Ferniani
"Di notte quando ti alzi per andare a caccia, apri la finestra e annusa il vento, poi decidi dove andare, gli uccelli vogliono il loro vento".

Queste erano le parole di mio padre, i suoi consigli che allora sembravano superflui perché di selvaggina se ne vedeva tanta, poi con il passare degli anni, tra palazzinari improvvisati, tra bonifiche di zone umide e in ultimo il martirio dei terreni tra rifiuti tossici e "monnezze" variegate, la caccia e' diventata priva di certezze.

Inutile rammentare i tempi che furono, ho avuto la fortuna di vivere gli ultimi due anni di chiusura al 31 marzo avendo conseguito la mia prima licenza nel 1976 a 16 anni e solo chi e' stato partecipe di quei periodi sa di cosa parlo. Successivamente sono intervenute limitazioni, restrizioni, relegazioni coatte in zone dove non esiste il territorio adatto alla caccia (vedi prov. di Napoli), infine l'essere tacciati di assassinio da parte di ambientalisti e animalisti modaioli contemporanei ed essere associati a delinquenti comuni solo per aver consciamente o inconsciamente abbattuto un fringuello o una pispolina, ha contribuito all'allontanamento dalla caccia di un elevato numero di appassionati.

Premesso cio' quella che sto per raccontare e' stata una delle piu' belle giornate di caccia vissuta in compagnia di Francesco Romano, grande amico e grande esperto di caccia in valle che da ragazzini abbiamo condiviso, essendo entrambi figli di malati terminali di paperite.
Correva l'anno 2007 precisamente era il 10 novembre quando Frank mi chiamo' e mi disse che all'indomani, visto che mancava il suo socio c'era la possibilita' di andare insieme in botte.

Ricordo nitidamente che quell'anno novembre era iniziato con giornate splendide e che i fischioni erano presenti nella A.F.V. San Floriano di Zapponeta gia' da meta' ottobre.
La notizia mi fece trasalire poiché la settimana precedente avevamo raggiunto quota in una botte che era una quinta scelta su un totale di 8, il pensiero di scegliere per secondi il giorno dopo, aveva portato la mia adrenalina su pianeti lontani, a tal punto che partimmo il pomeriggio del sabato. Da tenere presente che noi partendo da Nola avremmo impiegato circa 2 ore fino a Zapponeta, ma era tale la curiosita' di fare un giro sullo stradone che circondava la valle, per vedere dove calavano gli uccelli, che abbandonammo moglie e figli gia' pronti per la consueta uscita del sabato sera.

Dalle notizie ricevute da Michele, detto "Cocco di mamma" guardiano di allora, la maggior parte degli uccelli si concentravano da giorni nella 9 Lago, ma come prima scelta veniva data la 5 Valesina.
Il giro in valle fu infruttuoso, eccetto qualche volo di alzavole sui canneti piegati da una leggera brezza da Nord-Est non vedemmo altro, cosi' decidemmo di andare in albergo a riposare e poi cenare.
La notte passo' via tranquilla e non insonne, forse per la delusione di aver visto poco o niente in valle o forse per la bottiglia di Primitivo di Manduria tracannata a cena. Alle 4,00 fummo i primi a varcare il cancello dell'azienda Amadori dove ci incontravamo con gli altri soci e si sceglievano le botti. Quando fu chiamato Francesco per la scelta, senza esitare opto' per la 9 Lago, confidando in quello che aveva detto Michele. Alle 5,00 eravamo gia' sul barchino che Mimmino il barcaiolo spingeva con maestria, aggrappandosi al palo e lasciandolo poi scivolare tra le mani, il che permetteva al barchino di muoversi silenzioso nel canale. Seduto a prua guardavo la poppa che produceva una sottile scia che si infrangeva sulle canne emettendo un fruscio tale da svegliare i germani e le alzavole che riposavano tra le paglie. Giunti alla botte aiutammo a scaricare fucili, cartucce e tutto cio' che ci sarebbe servito poi ritornammo in barca per posizionare gli stampi. Oltre i 50 stampi che l'azienda metteva a disposizione di ogni botte, Francesco ne aveva portati altri 80 considerando la grandezza del chiaro e l'acqua un po' piu' alta rispetto agli altri. Alle 5,45 tutto era pronto; l'aria ferma e il silenzio a tratti interrotto dal lamento di una folaga, sembravano fermare il tempo. Seduti in botte ci posizionammo a guardare verso est dove la luce del sole cominciava a dipingere una nuova tela, attingendo dalla tavolozza i colori piu' belli per un'alba tanto attesa.

Un branchetto di canapiglie ci passo' a pochi metri, ma non era ancora orario, le osservammo prendere il vento e posarsi fuori dagli stampi. Aspettavamo con ansia il suono del corno che Michele di Palma organizzatore e gestore della San Floriano ogni tanto amava usare per dare inizio alla battuta, nel frattempo le canapiglie si erano dileguate.
Alle 6,30 l'eco del corno risuono' per tutta la valle, per un attimo immaginai le grandi battute di Niccolini, di Puccini, di Arrigoni degli Oddi, un film in bianco e nero mi passo' davanti.
I primi colpi echeggiarono dalla 5 Valesina, le previsioni sembravano esatte, un attimo dopo 5 canapiglie si materializzarono improvvisamente sopra di noi, giusto il tempo per tirare un colpo all'unisono. Una cadde dietro di noi.
I colpi si susseguivano di botte in botte prima la 4 poi la 5 poi l'Ampliamento! La nostra 9 lago sembrava cancellata dalla traiettoria degli uccelli, per circa un'ora non giro' neanche un cormorano, nonostante l'uso dei fischi le anatre ci evitavano come gli appestati.
Il sole si affaccio' dalle saline, lo guardammo prendere forma sperando di vedere qualche branchetto di uccelli sfrecciare sulle paglie o calare giu' dal cielo accoppando le ali sugli stampi. Niente!

Io e Francesco ci guardammo in faccia, cercavamo una spiegazione: una giornata a dir poco splendida, brezza da NE, cielo pulito, uccelli presenti nelle saline, come era possibile? Gia' meta' pacchetto di marlboro era diventato cenere, la delusione mista a rabbia stava prendendo il sopravvento quando per caso puntai il binocolo verso le saline direzione SE.
Una enorme nuvola nera sorvolava le dune di sabbia, chiesi a Frank di prendere il binocolo e guardare; sembravano storni nelle loro splendide evoluzioni, ma non era cosi', erano tutti fischioni che dalle salmastre acque dovevano prima o poi venire a bere e mangiare nelle dolci acque della riserva. Erano migliaia!!!
Improvvisamente quell'enorme nuvola nera comincio' a frazionarsi in piccoli branchi da 40-50 unita', decollavano come aerei, li vedevamo salire da 0 a 300 metri in pochi secondi e altrettanto velocemente ce li trovavamo sulle nostre teste a prender vento.
Pochi colpi di fischio e il primo branco era gia' negli stampi, il secondo ci sfioro' la botte, prese il vento e si divise in due, quando ci puntarono erano ormai piu' che a tiro.
ORA!!!

Dal mio lato ne contai 8 da Frank 6, furono i primi colpi, erano le 8 ed era iniziato il D-DAY dei fischioni. Per 2 ore e mezza quello che si verifico' credo che mai piu' in vita mia lo rivivro', io e Francesco lo avevamo sempre sognato ad occhi aperti un giorno cosi', ma mai realizzato nonostante avessimo iniziato da ragazzi le nostre avventure nei laghi, nelle dighe, nei piccoli laghetti privati con carnieri anche discreti, ma un giorno cosi' sara' indelebile per tutta la vita, mi basta chiudere gli occhi e pensare ai fischioni della 9 Lago.
Ora Frank vive in Romania a Braila, organizza caccia in posti a dir poco stupendi, natura incontaminata e abbondanza di selvaggina, ogni tanto ci rivediamo per trascorrere qualche giorno insieme, ma i fischioni della 9 Lago sono tutta un'altra storia.

Perdute le illusioni e le gioie della giovinezza, quando non ci restera' che il conforto di ricordare, ripenseremo spesso e lungamente ai giorni passati insieme a rincorrere sogni e utopie che hanno segnato per sempre la nostra vita.
Grazie Frank.



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