I racconti dei cacciatori di acquatici
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Una giornata con Luigi nelle sue valli di Riccardo Bolognini
Finalmente e' arrivato il momento: dopo un rimando perche' di guardia, mi appresto ad andare a Comacchio, dal mio amico Luigi, il mitico Luigi Bocchi autore di alcuni magnifici libri sulla caccia di padule.
Dopo aver fatto ambulatorio con la testa gia' proiettata all'indomani, parto alla volta di Comacchio: sono un po' preoccupato della distanza da percorrerre in auto ma entusiasta della situazione che mi appresto a vivere.
Il viaggio scorre abbastanza veloce senza intoppi; mentre guido ripasso a mente tutta l'attrezzatura che ho caricato in macchina per scongiurare l'ipotesi di qualche irreparabile dimenticanza.
Il navigatore dell'auto mi porta praticamente davanti a casa di Gigi; sono arrivato gia' a buio ma prima di quello che mi ero immaginato; con una certa emozione suono un primo campanello ed una voce femminile mi indica il cancellino dietro l'angolo della strada.
Mi si para davanti una figura un po' piu' bassa di quella che mi ero immaginato guardando le foto dei suoi libri, ma da subito la cordialita' e l'accoglienza mi aiuta a rompere il ghiaccio.

Luigi mi fa entrare in casa e dietro l'uscio compare un altro ragazzo gia' visto nei testi: e' Fabio, un ragazzo piu' giovane e fisicamente massiccio che si presenta con uguale cordialita'. Stanno guardando un film sul pc e mi invitano a sedermi e proseguire la visione con loro.
Devo dire la verita': del film mi interessa ben poco, quindi mentre ascolto i loro commenti sulle qualita' di uno dei personaggi del film mi guardo intorno; affisse alle pareti di questa specie di tinello e a quelle della cucina che e' in diretta comunicazione ci sono una quantita' di foto, di riproduzioni, di oggettistica tutta caratterizzata dagli stessi soggetti: le anatre. Questa iconografia mi conferma di essere arrivato in casa di un cacciatore pazzo furioso di anatre come descritto nel primo libro di Gigi.
Da subito i commenti al film lasciano il posto a racconti e considerazioni sulla caccia; molti di questi si svolgono fra loro due in dialetto stretto comacchiese, diventando a me incomprensibili, per fortuna Fabio spesso si prende la briga di tradurre.
Di li a poco comincia una cosa molto particolare e inaspettata: comincia ad affluire in casa una serie di ragazzi giovanissimi gia' cacciatori di valle, che si inseriscono in questi resoconti e ricordi venatori con dovizia di particolari, dimostrando gia' un'esperienza acquisita.
Questa scena mi ha fatto venire in mente un'immagine studiata e tradotta nelle versioni di latino e greco ai tempi del liceo: i discepoli disposti intorno ai maestri ateniesi con un'alternanza di domande e risposte; i giovani sicuramente prendono come figure di riferimento gli esperti, cercando di impararne l'esperienza.
Ad ascoltare tutti questi discorsi nella mia mente si materializzano le anatre, i loro giochi ai richiami e le fucilate date nel nome di questa grande passione.
Uno dopo l'altro, arrivata l'ora di cena, si congedano ed anche Fabio ci saluta; capisco che domani sara' in un' altra tina ma che forse capitera' di vedersi in valle da qualche parte.

Si consuma una leggera cena preparata dalla sorella di Gigi, tanto dissacrata in precedenza da Fabio, vista la conoscenza delle abitudini della signora.
Il mio amico mi illustra il piano, spiegandomi che andremo alla tina numero 2 visto le previsioni per domani di vento di tramontana leggero ed assenza di nebbia. Acquisisco l'informazione fiducioso sapendo che e' un cacciatore professionista che vive per la caccia in valle. Dopo aver ricevuto la visita di un altro cacciatore amico, ci prepariamo per la notte dopo aver scaricato l'attrezzatura dalla macchina. La sveglia e' fissata per le quattro in modo tale da poter partire per le cinque meno un quarto.
Notte agitata, quasi insonne, visto la quantita' di anatre ed i tiri che mi riempono la testa. Siamo svegli, mi preparo, prendiamo un caffe' dopodiche' carichiamo la macchina di Luigi. C'e' una inaspettata nebbia che fa titubare sulla scelta della tina fatta; lo rassicuro che non sono venuto con la certezza degli abbattimenti, perche' anche io sono un passionista di questa caccia, forse non pazzo furioso di anatre come lui ma insomma.
Sulla passat targata Ferrara prendono posto, oltre agli schioppi e due bidoni chiusi da un tappo dove dentro abbiamo stipato tutta la roba e che ci serviranno da panchetti per sedersi dentro la tina, i remi del mammalucco che ci condurra' in valle e una cesta con i volantini, chiamati per nome da Gigi. C'e' nebbia fitta al punto di imbarco, la valle non si vede si intuisce solamente; l'umidita' e' alta e nonostante l'abbondante copertura si fa sentire. Dopo aver disposto l'attrezzatura sul mammalucco, Luigi mi fa accomodare a sedere sul fondo dell'imbarcazione, subito davanti a lui; comincia a vogare alla comacchiese, usando i remi spinti in avanti, scivoliamo sull'acqua scura completamente avvolti dalla nebbia. Domando come fa ad orientarsi: mi risponde che e' la sua valle e la conosce come casa sua; comunque ha acceso un gps che ci aiutera' nella nostra rotta.

Dopo circa una quarantina di minuti di navigazione comincio ad intravedere a prua una macchia scura attraverso la nebbia, che mano a mano che ci avviciniamo si rivela essere la tesa degli stampi: un numero certo a cui noi in Maremma non siamo certo abituati. Ad una estremita' di questo "giocone" intravedo una sottile striscia piu' compatta: e' la barratura nella quale si trova la tina.
Approdati a questo minuscolo atollo in mezzo al mare, do una mano a Gigi a togliere il coperchio dell'appostamento, a sistemare dentro le la tina i due secchi e l'attrezzatura, a scaricare la cesta dei volantini. E' strano l'effetto di camminare sulla barratura: sembra di farlo su un materasso ad acqua!
Per ultimo affondiamo la barca! Eh si, se no sarebbe un elemento troppo visibile e manderebbe in fumo tutto l'appostamento. Una volta a sedere, vengo colpito dall'insolito, per me, punto di vista: siamo quasi a pelo dell'acqua, una sensazione insolita ma molto eccitante. I volantini sono praticamente dietro le nostre teste, all'asciutto sulla bardatura; il lavoro che fanno con i becchi per bere e forse pasturare e molto distinguibile, vista la vicinanza.
Il vento e' girato, non e' piu' tramontana adatta per questa tina; Luigi comincia a preoccuparsi per il pericolo di rimanere "BOARI", termine che porta con se' tutta la tristezza dei comacchiesi quando non catturano nessuna anatra. Lo rassicuro della mia tranquillita' rispetto a questa infausta evenienza, ma in cuor mio comincio a fare i peggio scongiuri.
Il fare dell'alba si accompagna al diradarsi della nebbia, sparano molto le altre tine, da noi...poca lana; fortunatamente arriva un "pazzetto" che senza fare troppi complimenti si mette a tiro: Luigi gli spara abbastanza velocemente, scongiurando cosi l'ipotesi peggiore; mi spiega che ad uccelli buttati loro sparano la prima fucilata ad "assassinetto", cioe' leggermente sollevati sulle gambe e non piu' a sedere, in maniera tale che per le eventuali successive non corrano il pericolo di rimanere agghinghiti sul bidone. Ringrazio della spiegazione e mi auguro che ce ne sia un'altra di possibilta' per impratichirsi in questa tecnica.

Arriva un'altro barazzolo, un uccello piu' "cattivo" del precedente, che si mette sulla nostra destra ad oltre i cinquanta metri segnalati dalla presenza di una canna infilata in acqua per questo. Il Maestro mi anticipa che se s'involera' probabilmente passera' sulle stampe e cosi' e': passa dietro di noi, al limite del canale che divide la tina dalla tesa e questa volta sparo anche io.
Verso le nove, con il sole gia' alto e quasi di fronte a noi, da Boscoforte, che ci sfila lungo tutto il lato sinistro della tina, Gigi vede uscire quattro uccelli, che identifica essere canapiglie: lancia i volantini che dopo aver effettuato un giro ad una decina di metri dall'acqua si buttano fra gli stampi che sono davanti a noi; gli uccelli abboccano e puntano decisi verso la botte; ci passano sopra ad una venticinquina di metri, tanto che la voglia mi fa sembrare di ricevere il comando di sparare: mi alzo, ma fortunatamente prima che cominci a sparare il mio compagno mi ordina di rimettermi a sedere dentro la tina. Le canapiglie si buttano a meta' del giocone degli stampi di dietro; rintanati sotto il bordo della tina, si spera che il richiamo li faccia avvicinare ed infatti una coppia di uccelli comincia a navigare verso di noi, seguita ad una decina di metri dall'altra. Vuoi che non fossero uccelli troppo buoni oppure che abbiano visto qualcosa di minaccioso, le canapiglie partono prima del tempo: ci diamo il tempo e ci alziamo, sparando io alla coppia piu' vicina e Luigi a quella piu' lontana; cascano due uccelli, uno dalla parte mie ed uno dalla parte di Gigi.
Il ponente non troppo forte spinge i corpi dei quattro uccelli che abbiamo ucciso verso la riva di Boscoforte e Gigi, visto la scarsita' di anatre decide allora di recuperarli e si fa dare una mano a svuotare il mammalucco dall'acqua. Comincia a vogare ma non in direzione di Boscoforte, bensi' verso il centro della valle dove ha visto tre o quattro gabbiani insidiare qualcosa nell'acqua: recupera un'anatra uccisa da un'altra botte, a cui i gabbiani erano riusciti solo a sciupare un po' il codarone. Dopodiche' dirige verso la riva e recupera anche i nostri quattro uccelli.

Per farmi tentare un'altra volta, decide di spostarsi e di andare sui Dossi della Punta: in questa maniera mi permettera' di vedere entrambi i tipi di caccia esercitati a Comacchio: nelle tine a largo, come avevamo fatto fin'ora alla "2" e sui dossi. La nostra destinazione e' il famoso Capanno del Grillo, dove incontreremo il nostro amico Fabio, conosciuto ieri sera a casa di Luigi. Lungo la navigazione mi ha fatto vedere Boscoforte in parte della sua estensione, e gli effetti che la bora ha avuto su una tina che quest'anno non e' stata ripristinata.
Fabio ci accoglie nel Capanno del Grillo che si trova lungo la sponda del dosso; e' affiancato da due botti di legno, dentro una delle quali si posiziona Luigi con i suoi volantini, capeggiati dalla Gianna che continua a nominare spesso, come fa esattamente un innamorato con la sua morosa.
Prima ancora che fosse nascosta la barca, una coppia di germani (sisone il maschio e anatra la femmina per i comacchiesi) si butta ad un centinaio di metri; dopo qualche tentennamento, i due cominciano ad essere incuriositi dalla tesa che Fabio a disposto davanti al capanno e iniziano la navigazione titubante versi di noi. Fabio e Gigi sono molto incerti che i becchipiatti continueranno la loro navigazione fino ad arrivare a distanza di tiro, per la presenza allo scoperto della barca. Infatti dopo averci illuso, invertono la rotta e tornano da dove sono partiti.
Siamo nel primo pomeriggio, il sole e' deciso ma non da noia perche' ce lo abbiamo sulla destra e non in fronte come nella tina, il vento si e' calmato e a tesa e' immobile nella bonaccia causata dal sottovento del dosso.
Fra discorsi, telefonate, racconti e prese per i fondelli il tempo passa; ci godiamo di alcuni voli di oche lombardelle e di volpoche; verso le tre e mezzo avvistiamo tre germani che sembrano voler entrare nei dossi della punta, con tempismo perfetto i volantini vengono lanciati ed attraggono decisamente il terzetto, che dopo aver puntato verso il nostro capanno abbassandosi di quota, ad una trentina di metri accoppa le ali e viene deciso verso il gioco: due sono dritte a me e Gigi, l'altro si allarga leggermente a sinistra dalla parte di Fabio; ci diamo su a tempo e ne uccidiamo una a testa, come sarebbe dovuto essere.

La caccia nelle valli di Comacchio ternina alle 16,30 ed e' a quest'ora che iniziamo il rientro verso l'Umana, l'imbarcadero da cui siamo partiti la mattina; mentre Luigi voga verso ovest soddisfatto di avermi potuto offrire una buona giornata di caccia, io seduto sul fondo mi godo un tramonto veramente struggente in questa valle, soddisfatto di aver conosciuto Luigi ed il suo amico Fabio che mi hanno dato la possibilita' di condividere una giornata a caccia nella loro Valle. Non so se potro' ripetere questa esperienza, comunque vada questo giormo me lo ricordero' per sempre e lo potro' rivivere quando e dove vorro'.
Grazie Luigi.



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