I racconti dei cacciatori di acquatici
Caccia
Specie Cacciabili
Uccelli acquatici
Riconoscimento
Ambiente
Avvistamenti
Storia e Tradizioni
Nomi Dialettali
Studi&Ricerche
Angra Onlus
Home Anatidi.it
 



Scrivi alla Redazione


La giusta via Smarrita di Antonio Bigini
Vagabondando a cuor leggero giunsi ad un’assetata landa, eccentricamente appellata – Terme – dalle bizzarre popolazioni locali.
In mezzo a pietre Nonne (1) e avi ulivi vivevano personaggi originali che influenzati si credevano cacciatori.
Non erano le passioni a trascinarli, ma più che altro era l’odio per il lavoro che si portavano dentro dai tempi in cui la Maga di Foce Pennecchia (2) indispettita dal chiasso, li trasformò con un incantesimo in nulla facenti.
Dannati ridotti al solo bramare il tempo della caccia.
Fu allora che scorsi per la prima volta due tali: certo Daniele Dei Lupi Chinati e altro Matteo Degli Scarabei, che mostravano ad un capannello, sorto nei pressi della Cava del Bandierone (3), delle mezze corazzate avute chissà con quale inganno.
Mi avvicinai timidamente al capanno, cercando con gli occhi l’indispensabile consenso.
L’ elegantone così mi s’indirizzò: “ Mi ecco Feliciano ” forse per via degli occhiali neri, poi si volse e tornò alla mezza dose.

Quei Bravi l’avevano con quei cartuccioni tutt’ottone che a loro vedere, “non finivano mai”, come quelle - Dio ti liberi - che vendevano a Torre della Mora ”.
Il Sig. Anzalone dei Chiumirilli che era del capanno, per sorreggere la tesi dei due, raccontò in aramaico, una cacciata ai fagiani spurgati realizzata con l’ausilio del suo braccone.
Così principiò: “ Ferdinà fette la ferma, o codacchione si levò candando e l’ avvelenò con una mezza cartuccia di Sibe ”.
Gli altri smarriti: “ Ma chi l’avvelenò? ” Lui lesto: me.
Un tizio che teneva al guinzaglio un peloso di nome Ciacchino, dissentendo scuoteva il capo.
L’elegantone esordì di nuovo: “Ma un sarà mia per via d’un forasacco che scapeggi come quei canetti di stoffa nelle vetture livornesi”.
Lungo monte mi misi a riflettere come un tempo fu viva la dottrina della via di mezzo.
Il caffè lo volevano corretto, ma la correzione doveva essere mezza dose, senza arrivare a come predicava quel parsimonioso Forcaiolo: troppo è guà, ci vole er puzzo del cognacche (4) o come diceva quell’altro smisurato di Vecchiobuco: basta pieno.
Mezza correzione, mezza porzione, mezza sigaretta, mezzo cicchetto e soprattutto una gran mezza cartuccia.

L’andatura onesta del Cucciolo di quando traversavi il Lago, la giusta velocità della 500 altrimenti puzzava di strinato ed infine il giusto passo di quando vangavi.
I lucchesi fecero affari d’oro predando come rapaci l’obbligata filosofia della povera gente.
Quei pidocchiosi esponevano la mercanzia nel seguente ordine: da poco, media e buona.
Come i marinai poco avvezzi che smarriti chiedon la rotta alla sirene, i valligiani domandavan consiglio a quei trafficanti: “ Ma quella aradio (5) lì funziona bene? Dura tanto ? Consuma poo ? ”.
Quei maramaldi rispondevano: “ Va giusto ”.
I tapini rientravano sostenendo che a Lucca si facevano buoni affari, ma i lucchesi l’han sempre saputo chi mette nel mezzo : i Pisani.

Lui, avvezzo da sempre alle mode, lesto sposò la teoria della mezza dose.
Corse da quei Santi, vicino a Maciuccoli, a rifornirsi di mezzi cartuccioni, metà verdi e l’altra metà rossi, per via di Nenni che le voleva colorate come i ghiaccioli.
Nella sua infinità magnanimità regalò tutta la ripulitura che aveva nelle cantere (6).
Liberatosi del vecchio fardello, come un S. Francesco, sereno e puro nello spirito iniziò a frequentare le osterie, cercando di redimere a miglior vita quei dannati spolverelli (7) , che armati di tutto punto, ostentavano Imbufaliti ogni forma di caccia.
Si armò di uno schioppo giusto, dotato di strozzatura media e con un numero onesto di mezze cartucce del 7, andò a caccia nel lago di Chianni.
Come accade da sempre….il buio venne presto.

Fu colto dall’imbrunire, come un vero Diana, mentre zampognava a mezza forza.
Cià e un folagone schiappò la buttata e si mise a navigare verso il Nostromo.
Diceva a se: “Aspetta ricordati che c’hai una mezza cartuccia ”.
L’uccello a forza di nuotare, giunse al capanno, salì sul ciglio e iniziò a nettarsi il manto.
Lui: “ Sarà a tre passi, un gli posso mia tirà un mezzo cartuccione ”.
Il bel rallidone dopo un po’ riprese la navigazione, allontanandosi.
Lui : “ Appena è giusto ni pianto una ciarda ”.
Poiché aveva mirato e rimirato nel buio quella fuligginosa senza mai perderla di vista, i suoi occhi cominciarono a bruciare ed a lacrimare.
La folaga ne approfittò e si dileguò ratto nel calatino del Talpone ( 8 ).
“Alla prossima” si disse.

Poco dopo quell’animale, di passo, tornò a due metri dall’appostamento.
Lui lesto gli lasciò andare una ciarda, poi sporgendosi dal capanno e usando il remo lungo alla pizzaiola, la recuperò scodellandola sulla panca.
“Black hamburger!” proferì candido come un angelo.
Un minutino dopo le anatrucce cantarono e un becco schiacciato si buttò guardingo a inizio del modesto gioco.
“ O dove voi che vada ” dicendoselo pareva calmo, ma in realtà sentiva forte l’anatrare dei giochi del Corridoio e così irritato continuava : “Vanno in culo a gioi furbi ! ”.
Passava il tempo e l’uccello non ne voleva, anche perché aveva vicino un’anatra che tirava la corda come fanno quei botoli legati al pagliaio che dopo aver abbaiato senza tregua un giorno intero, vedono arrivare il padrone a passo svelto e con la vanga in mano.
Per la funzione, il coloniale, aveva lasciato un piattone fumante di patate in umido e un fiasco appena incignato di vino novo.
Sarà stato giustamente incazzato ?. Ne le avrà date a quel pomero ?. Avrà avuto paura quell’ anatra conoscendo il suo padrone ?.
E’ oh…per forza !.
Nel suo cervello : “Devo smontà, prende la via di casa, letià per via dell’ora, cenà alla svelta e andà a gioà a biliardo ”.
E allora si decise : “ Ma si … ne la pianto ! ”.

Tahhh….. “Bella bottarella ”disse fra se. Dopo la fiammata, il fumo e le onde gli parve che il gioco non avesse fatto morti.
In tarda serata si ritrovò a guardare assorto il panno verde dopo l’ennesima partita persa .
“ Quello che conta nella vita è la scelta del colo ” disse torvo al Barbiere, mentre preparava quel colpo di goriziana .
Il barbiere gli rispose: “ Ma ti sogni le cee (9 ) ? .
“Cea e stolta è ma Dio la gente che s ’accontenta ”.

Enunciata la celebre frase lasciò partire il colpo del Tassone n° 22 (10); quello dei momenti bui.
Il colpo andò inspiegabilmente a vuoto, la palla impazzita fece un tritello d’ometti, poi non contenta lesta s’inbuò come un lapino spadellato.
Il duro colpo gelò l’atmosfera del bar; Gianna corse a vedere chi fosse quell’ esagerato.
“T ’avverto tira piano e ricordati nini… che se rompi er panno lo ripaghi ”.
Lui rispose stizzito: “ Tira piano una sega, ma perché te lo sapevi per quanto stavo… andate tutti in culo ! ”

Si allontanò e per un bel po’ di tempo non lo videro al Big Club.
Pare che in seguito, con il magro utile ottenuto dalla vendita dello schioppo giusto, avesse riacquistato un usato tipo Berta, mod. - Linea Gotica.
Tentò anche un onesto scambio con il Sig. Ala Bindo dicendogli : “ Dai Ala ridammi i mi cartuccioni che ti do tutte queste belle mezze cartucce ”.
Quello spigoloso rispose: “ Ma io un caccio mia e grilli nel sanguinellone (11) ! .
“ Ah sì ”disse lui ”.
Allora andò a Palazzo, comprò un buon numero di super corazzate del 3 e così armato si aggirò per le terre di bonifica, sparando a tutti il solito piombo, amici e nemici che fossero.
I sig.ri Gazzinetti Del Padovanino agricoltori del Triveneto, stabilitisi dai tempi di Benito nella palude, quando lo scorgevano lo salutavano nella loro simpatica lingua :
“ Long caraben va… in mona ”.
La morale è che le cazzate t’insegnano presto a vivere, le mezze cazzate invece le scoti come e ciui (12) !.



Note:

( 1 ) Pietre Nonne : Antiche formazioni rocciose poste al centro di Terme che appaiono come monumenti naturali .
( 2 ) Foce Pennecchio : Passo dei Monti Pisani posto nelle vicinanze della località Asciano.
( 3 ) Cava del Bandierone : Cava adibita all’estrazione di materiale lapideo attualmente non più in uso.
( 4 ) Cognacche : Specialità super alcolica distillata in Gattimagri dalla ditta Barma.
(5) Aradio : Apparecchio radio degli anno “ 60, dotato di circuito elettrico a valvole.
(6) Cantere : Comuni cassetti realizzati nell’ arredamento in stile arte povera. Le c. potevano contenere dalle munizioni ai Santini.
(7) Spolverelli : Cacciatori di etnia Mauri che praticavano ogni forma di caccia con il solo ausilio di lunghi fucili e cartucce super magnum.
(8 ) Calatino del Talpone : Romantico canale d’ acqua dolce dove usava dissetarsi un pastorello originario di Gattimagri.
(9) Cee : Piccoli di anguilla un tempo base di un gustoso piatto pisano.
( 10 ) Mossa del Tassone : Tassone dei Barbieri celebre giocatore di Dama, Carte e Biliardo, conosciuto nell’ambiente per aver ideato la – Mossa del Barbiere – nel gioco della Dama e – La Bacchiata – nel gioco del Biliardo.
(11 ) Sanguinellone : - Herbae sanguinea - Erba infestante tipica delle zone umide, rifugio di numerose varietà d’insetti.
(12) Le scoti come e ciui : Tipica espressione valligiana che inneggia alla resistenza degli asini.


Torna all'elenco dei racconti


    I racconti sono stati letti: 225425 volte