I racconti dei cacciatori di acquatici
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I primi arrivi di Paolo Bocchini
  La mattina mentre ti avvii al capanno, l’odore inconfondibile della palude ti ha già avvolto, e’ ormai dentro di te, e ti aiuta a costruire nella tua mente tutte quelle aspettative sulla giornata di caccia che sta per iniziare.
E non c’e’ nulla di più emozionante di quando la realtà si confonde con quelle idee che ti sei appena costruito nella mente.
Ero a cento metri dal capanno, un freddo vento di grecale mi costringeva a camminare velocemente. Io e il mio compagno di caccia camminavamo uno accanto all’altro senza parlare naturalmente. Ad un certo punto li sentiamo per l’aria. I fischioni cantavano sopra di noi. Ci siamo guardati increduli. Il giorno prima non li avevamo visti neanche sul mare. Subito dopo il canto dei vivi ci hanno confermato che erano arrivati nel lago.
Mancavano 100 metri, solo 100 metri. I cento metri più lunghi che abbia mai percorso. Siamo riusciti a entrare nel capanno senza spaventarli. Erano lì, nello scuro del canneto ma ne vedevamo uno solo. Ancora era troppo presto, e il buio ancora non ti permetteva di distinguerli: ma li sentivamo.
Ho fischiato una, due, tre volte. Poi sono rimasto immerso nell’oscurità’ del capanno. Venti minuti con il cuore in gola, l’adrenalina era ai massimi. Ma ora li avevamo tutti li, otto fischioni a 10 metri da noi. Aspettammo ancora qualche minuto fino a quando non si strinsero. Arrivo' il momento giusto. Tirammo fuori le canne del fucile e nella nostra mente: uno, due, ora.
Un unico colpo.
E’ l’alba.

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