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Sogno di Cacciatore di Stefano De Vita
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Alla vigilia dell'apertura, questo è un augurio per tutti, perché nel rinnovarsi di questo antico
rito, nonostante i mille problemi che affliggono la nostra attività ed il grave periodo di crisi
sociale ed economica, siamo qui ancora a godere della nostra passione. Ma questo vuole essere anche
un auspicio, un contributo, un consiglio rivolto a tutto il mondo venatorio che sembra essere sempre
più diviso nonostante qualche umile tentativo di ricerca dell’unità: un consiglio nell’intraprendere
una strada comune verso una effettiva difesa e riqualificazione della caccia e dei cacciatori. Un sogno?
Voglio fare una sostanziale premessa prima di toccare i vari punti che hanno interessato negli ultimi anni
le varie vicende politiche, tavoli di confronto tra le componenti sociali e discussioni varie legate alle
modifiche della 157/92, ma anche in senso generale sulla socialità e utilità della caccia, portata avanti
ed avversata ad arte dal politico di turno, o da quel vip o uomo di cultura o della stampa, in un marasma
di completa non conoscenza della materia venatoria. Per di più, invocando un Europa da rispettare senza
sapere poi come si pratica questa attività venatoria e come è regolamentata. E, aggiungo, equiparando spesso
il mondo animale e la gestione faunistica in un surrogato di carattere disneyano. La verità è che la gente
non conosce il vero ruolo della caccia; non è vero che la maggioranza degli italiani è contraria, lo dimostrano
i numeri ed anche le affluenze nelle tante fiere, manifestazioni di carattere rurale, outdoor, sportivo,
armiero, cinofilo dove in tutte la caccia appare sempre viva e vitale; lo dimostrano le centinaia di migliaia
di appassionati e famiglie di non cacciatori con al seguito tanti bambini. Diciamoci la verità, la caccia non
è che poi interessa più di tanto la gente comune, i problemi sono altri, diciamo invece che artatamente gli
anticaccia sanno coinvolgere o solleticare certe sensibilità avverse alla caccia, avvalendosi molto spesso di
personalità come detto in premessa. Se non ricordo male anche un recente sondaggio, mi pare dell’Astra Ricerche,
ci confermava quello da sempre sospettato e cioè che il 55% degli italiani non è contrario alla caccia, ma
la maggioranza di chi non è cacciatore non la conosce.
Ecco il ruolo che da sempre doveva aver fatto il mondo venatorio e che invece a mio avviso è rimasto al palo,
non investendo sufficienti risorse economiche in informazione, cultura e riqualificazione professionale del
cacciatore e dell’attività venatoria, nei giovani, nella didattica ambientale; creando delle vere e proprie
scuole di caccia sul modello statunitense, sostenendo interventi di tutela e riqualificazione ambientale ai
fini dell’incremento della biodiversità anche e soprattutto acquistando terreni sempre sul modello statunitense,
per la difesa degli habitat; impegnandosi direttamente nella ricerca e nello studio delle specie faunistiche
oggetto non solo di prelievo venatorio, la cui equilibrata presenza è il miglior indicatore biologico del nostro
ambiente.
Ormai non si può più aspettare è ora che il mondo venatorio UNITO crei un unica struttura di ricerca scientifica
altamente professionale ed accreditata a livello nazionale, coadiuvata da tecnici e professionisti operanti sul
tutto il territorio nazionale. E’ impensabile, improduttivo e poco professionale continuare ad andare in ordine
sparso.
Tra l’altro in un momento così critico per l'ambiente, mentre la perdita di habitat è la principale causa di
perdita di biodiversità, sarebbe una scelta intraprendere azioni concrete in tal senso. Ma aggiungo: si
potrebbero per esempio prevedere nei piani faunistici venatori provinciali meccanismi di coordinamento
nell’utilizzazione, ai fini faunistici-ambientali, delle risorse finanziarie rese disponibili dai Programmi
di Sviluppo Rurale (PSR). I beneficiari potrebbero essere gli imprenditori agricoli singoli od associati, gli
Enti gestori del territorio come le Università agrarie, gli ATC, gli Istituti privati quali le Aziende Faunistiche
Venatorie, le Associazioni che hanno per finalità la conservazione ed il ripristino delle zone umide,
le Associazioni venatorie e le Associazioni agricole. Prevedendo meccanismi di promozione affinché i soggetti
citati rivestano un ruolo primario nella gestione, in particolare il mondo venatorio, stimolando i proprietari
dei terreni ricadenti nel proprio territorio nell’uso delle misure PSR in un quadro coordinato di interventi
di salvaguardia, conservazione, ripristino, miglioramento e aumento delle presenze faunistiche. Artefici di
progetti mirati, quindi, coerenti con le linee di gestione faunistica dettate dai piani provinciali, con
ulteriori incentivi per quei progetti ricadenti nei territori previsti nella Rete Natura 2000, per utilizzare
al massimo le risorse comunitarie, i famosi Progetti LIFE.
Forti dei nostri diritti sanciti dalle norme comunitarie, nazionali, regionali in materia di gestione e
protezione del patrimonio floro-faunistico-ambientale, ribaditi da una recente sentenza della Corte dei
Diritti Umani della Corte di Strasburgo, bisogna guardare avanti ed uscire da questa situazione di stallo e,
lasciatemelo dire, di malgoverno della caccia, le cui responsabilità sono da ricercare anche al nostro interno,
fra noi cacciatori. C’è uno scontento generale, però poi tutto procede come prima. BASTA, le norme ci sono, e
confermano l'alto valore socio-culturale-ambientale della caccia.
CHE SI LAVORI UNITI PER QUESTO.
Sentenza della CORTE dei DIRITTI UMANI di STRASBURGO – n° 9307/07 del 20/01/2011
La Corte dei Diritti Umani Europea di Strasburgo, con sentenza del 20 gennaio 2011 riconosce in maniera
esplicita (chiara) il valore ambientale, economico e sociale dell' attività venatoria. L'Alta Corte ha
concluso che non vi è stata nessuna violazione dei diritti dell' uomo, che le associazioni venatorie sono
istituti di diritto pubblico, a cui spetta il compito di controllo dell' attività venatoria, per il mantenimento
delle popolazioni faunistiche, nell' interesse generale di tutta la comunità.
Direttiva Uccelli concernente la conservazione degli uccelli selvatici – 2009/147/CEE
Direttiva Habitat relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche – 92/43/CEE
Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio – L. 92/157
Legge quadro sulle aree protette – L. 394/91
E tutte le Leggi Regionali di recepimento:
(Esercizio delle deroghe previste dall'articolo 9 della direttiva 79/ 409/CEE). Integrazioni alla legge 11
febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione
dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE – L. 221/2002
Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo
venatorio - modifiche all’articolo 19 bis: Esercizio delle deroghe previste dall’articolo 9 della Direttiva
Uccelli concernente la conservazione degli uccelli selvatici – 2009/147/CEE - 30 luglio 2013.
Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge
comunitaria 2009 – L. 96/2010
Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione
(ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS) – D.M. 17 ottobre 2007
Norme regionali di recepimento sui Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative
a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)
Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche – DPR 357/97
Guida alla disciplina della caccia nell’ambito della Direttiva 79/409/CEE sulla conservazione degli Uccelli
selvatici –
“La Direttiva riconosce pienamente la legittimità della caccia agli uccelli selvatici come forma di sfruttamento
sostenibile. La caccia è un’attività in grado di generare importanti ricadute di origine sociale, culturale,
economico e ambientale...”
Accordo AWEA: Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici
migratori dell'Africa - EURASIA, fatto a L'Aja il 15 agosto 1996 – L. 66/2006
Convenzione di Parigi 1950 per la protezione degli uccelli: Parigi il 18 ottobre 1950 – L. 812/1978
Convenzione di Ramsar sulle zone umide d’importanza internazionale segnatamente come habitat degli uccelli
acquatici e palustri: Ramsar il 2 febbraio 1971 – D.P.R. 448/1976
Convenzione relativa alla conservazione delle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica:
Bonn il 23 giugno 1979 - L. 42/1983
Convenzione di Berna relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa:
Berna il 19 settembre 1979 – L. 503/1981
In tutte queste norme si parla di caccia.
L’ attività venatoria oggi non può più essere esercitata senza una profonda conoscenza naturalistica da parte
del cacciatore, ma anche di chi è deputato a rappresentare il mondo venatorio, come non può essere esercitata
senza che il prelievo di qualsiasi specie non sia inserito in un concetto più generale di conservazione e di
protezione. Col prelievo praticabile solo sulla base di precisi elementi conoscitivi dello status e della
dinamica delle popolazioni, non solo a livello locale ma più in generale a livello globale della popolazione
stessa. L’attività venatoria è ammessa laddove persistono ed interagiscono i concetti di salvaguardia, di
mantenimento, di riqualificazione e di miglioramento degli ambienti naturali, in sinergia con dei precisi
studi e ricerche scientifiche che saranno poi la base per determinare coerenti piani di prelievo, incidendo
solo sul surplus della popolazione animale interessata. La natura offre risorse rinnovabili e queste risorse
sono i frutti da raccogliere senza mai intaccare l’albero. L’attività venatoria non può esistere se non in
sinergia col mondo scientifico in tutte le sue componenti ed espressioni.
Ma al contempo la caccia (e i cacciatori) non può più essere oggetto di scambio o compromessi.
Di fatto:
Difesa degli habitat e miglioramenti ambientali ai fini faunistici con incentivi agli agricoltori che si
adopereranno in tal senso.
Creazione e ripristino ambientale in particolare delle zone umide, finalizzate anche all’attività venatoria,
dove il resto dell’anno saranno luoghi per la didattica ed educazione ambientale, nonché per la ricerca
scientifica.
Attivazione di Zone Cinofile, dislocate a livello capillare in tutto il territorio nazionale in modo tale
che tutti i possessori delle razze da caccia possano portare i propri cani a correre (gratuitamente)
nei periodi di inattività venatoria, questo nel principio primario del benessere animale. Chiaramente
incentivi a quei proprietari terrieri che mettessero a disposizione le proprie terre per queste zone cinofile
senza sparo.
Creazione in tutte le regioni di vere e proprie Scuole di Caccia, in particolare rivolte ai giovani: con
l’Istituzione di Corsi di formazione su riconoscimento e biologia degli animali; Istituzione di Corsi in
materia di legislazione floro-faunistico-ambientale e sul benessere animale; Istituzione di Corsi di cinofilia
venatoria; Istituzione di Corsi di Balistica e sulla sicurezza e tante altre materie inerenti e collegate alla
conservazione e gestione faunistica. Corsi di Qualificazione per il controllo degli animali opportunisti, per
conduttori di cani da traccia e da limiere, per cacciatori di selezione alle specie di Ungulati.
Vigilanza Venatoria Volontaria, potenziamento della vigilanza venatoria volontaria finalizzata anche al controllo
ambientale.
Ricerca Scientifica, promozione della ricerca scientifica con progetti mirati allo studio faunistico ed ambientale,
in particolare alla fenologia ed il comportamento delle specie in correlazione all’ambiente. Con la dotazione
su tutto il territorio nazionale di stazioni di inanellamento, di Stazioni Bioacustiche e Stazioni Radar, con
particolare attenzione a ricerche su determinati animali con strumenti GPS, Geolocalizzatori, VHF, Accelerometro,
etc.. Ma anche ricerche su popolazioni selvatiche in ambiente naturale ed in cattività, per esempio l’avifauna
allevata per ripopolamento e studiare le cause di variazioni dello stress ossidativo e le conseguenze per il
successo riproduttivo “fitness Darwiniana”. Il tutto necessariamente coordinato da un unica struttura scientifica
accreditata, come potrebbe essere una Università od un Istituto di Ricerca, che dovrebbe avvalersi di tecnici,
biologi, ricercatori, inanellatori patentati inanellatori riconosciuti ISPRA, ed altre figure professionali
vicine al mondo venatorio e non solo.
Ufficio Legale ed Ufficio Stampa. Creazione di un unico ufficio legale in sinergia ad un unico ufficio stampa
in grado di filtrare e rispondere a tutto quello che esce sui media, web compreso, per filtrare in pratica tutto
quello che lede l’immagine della caccia e del cacciatore e da li intraprendere anche delle azioni legali concrete
contro chi ci diffama. Ripeto: un unico ed accreditato Ufficio Legale supportato da un unica ed accreditata
struttura scientifica che sia in grado di controbattere agli innumerevoli ricorsi contro i calendari venatori.
In sostanza è ora di cambiare pagina una volta per tutte e le risorse economiche che provengono dal mondo
associativo venatorio, che non sono affatto poche, dovrebbero ricadere tutte sul territorio con azioni concrete
sotto tutti i punti vista. Il tutto a vantaggio dell’ambiente, della comunità e dei cacciatori.
Stefano svegliati!!! Stai sognando???
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Stefano De Vita, classe 1958, ama definirsi un selvatico solitario che è riuscito a concepire il proprio stile di vita usufruendo dei frutti che gli
danno la caccia, la pesca e la terra. Ha fondato associazioni e gruppi di ricerca scientifica ornitologica e autore di numerosi articoli
su caccia, pesca, zootecnia, cinofilia, gestione faunistica. Allevatore di Springer Spaniel Inglesi e Bassotti Nani Pelo Duro
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