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La speranza di una rinascita di Alessandro Pani
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Siamo nel 1988, a dicembre, nell’assemblea straordinaria della Federazione Italiana della caccia, convocata
appositamente per dare all’allora vicepresidente Rosini un mandato di rappresentare in parlamento la volontà
della FIDC di arrivare ad una profonda modifica della legge 968, la legge quadro che regolamentava a quel tempo
la caccia.
Partecipo al consesso come presidente dell’ACMA ed inevitabilmente arrivo allo scontro con chi vuole mortificare e svilire
la nostra caccia, al punto di proibire addirittura l’uso della barca.
Si passa alle votazioni. Cosa succede? L’incredibile: i delegati quasi all’unanimità danno mandato all’onorevole bresciano
di tartassare la nostra caccia, ed a nulla vale il mio appello alle coscienze “libere”.
Niente da fare traggo allora le mie conclusioni; non voglio avere più niente a che fare con questa politica ingiusta ed inutile
per la quale dopo dodici referendum anticaccia falliti non ha niente di meglio da fare che ridurre tempi di caccia, specie
cacciabili ed introducendo anche una normativa assurda per i richiami vivi.
Do le dimissioni e me ne vado sbattendo la porta.
Dopo pochi mesi Rosini diventa presidente nazionale e nel silenzio assordante di tutti porta a
termine la famigerata riforma che si chiama 157/92.
Ma perché questo lungo preambolo?
Perché oggi per la prima volta dopo diciotto anni vorrei provare ad interpretare le aspettative di coloro che come me vivono
questa grande “passione nella passione”: la caccia agli acquatici.
E lo faccio oggi e solo ora perché mai come ora la nostra caccia ha la possibilità di voltare pagina e di liberarsi di inutili
divieti che ci hanno mortificato in tutti questi anni.
I tempi infatti sono veramente cambiati.
Dalla fine degli anni 80, dominata dal Politburo delle associazioni venatorie e dalla assenza totale di libera informazione
ad oggi c’è di mezzo la nascita di questo incredibile strumento di conoscenza, il Web il cui avvento ha aperto straordinari scenari
Di democrazia partecipativa e di libertà di informazione.
Se infatti di quella battaglia del dicembre 1988 della quale allora nessuno da nessuna parte fece menzione oggi, al contrario
anche grazie alla straordinaria forza del popolo del web alcuni hanno dovuto con imbarazzo fare marcia indietro rispetto ad una
originaria e sciagurata avversione per ciò che riguarda la modifica della 157.
Non solo,oggi grazie a siti web come Anatidi.it i cacciatori possono esprimersi, partecipare anche solo informandosi su quello
che avviene oggi nel mondo della caccia.
Tanti temi meriterebbero di essere approfonditi e discussi a partire dal “fallimento” di Euroducks, associazione nata dalle costole
di Ducks Unlimited che negli Stati Uniti ha ripristinato migliaia di ettari di zone umide, che in Italia non è riuscita ha fare gran chè.
E tutti sappiamo quanto in tanti anni di bilanci ricchi le associazioni venatorie avrebbero potuto fare in tal senso e di quanto
questa battaglia sarà importante per costruire presente e futuro dei cacciatori che oggi hanno sul territorio solo tabelle di divieti
inutili e spesso controproducenti.
Di seguito sarebbe interessante parlare della ricerca scientifica sugli acquatici e sulle zone umide, del ruolo nefasto di quello che
fu l’INFS rispetto alla nostra caccia ed a posizioni assurde e contraddittorie sostenute da questo istituto, che se ha espresso posizioni
tecniche incontrovertibilmente giuste rispetto alla gestione ed alla caccia degli ungulati si è distinto sempre per essere in prima fila
per proibire tutto e di più rispetto alla caccia agli acquatici.
Cosi come sarebbe ora di lanciare una campagna di studio e di informazione della cattiva gestione e grande sperpero di denaro pubblico
da parte di Enti vari, Parchi ed associazioni protezionistiche che fanno oramai campagne di sola immagine e di nessuna sostanza rispetto
alla conservazione dell’ambiente, tanto che oramai i criteri Ramsar per molte zone umide non vengono più soddisfatti.
Una battaglia che dovrebbe portare alla richiesta pressante di riperimetrazione riduttiva delle zone vietate alla caccia in molte
delle quali è oramai ed incontrovertibilmente dimostrato che alla scomparsa del cacciatore si è associato solo degrado ambientale
e scomparsa di avifauna.
Tanti insomma i temi sui quali ci si potrà incontrare, scambiandosi conoscenze ed informazioni nel solco che questo sito internet
ha tracciato, ritenendo sempre indispensabile la divulgazione di tutte quelle ricerche ed informazioni nel campo ornitologico.
E permettetemi anche di dire dopo aver frequentato lo stand di Anatidi.it e dell’ANGRA al Game fair di Tarquinia che si respira
un’aria cordiale e schietta, e si parla con tanti amici che pur avendo inflessioni dialettali notevolmente diverse sono accomunati
dalla stessa passione e parlano la stessa lingua e che accanto ad argomenti seri si parla anche di caccia (molto) e si ride in una
atmosfera serena e giovale anche perché nessuno tira l’acqua al suo mulino (perché nessuno ha un mulino a cui tirarla).
In conclusione alla speranza che la bozza Orsi ha portato nel nostro mondo si contrappone il pessimismo di tanti pienamente
giustificato dalla grande sfiducia nella classe politica.
La cronaca del resto ci mostra uno schieramento animalista trasversale nel parlamento con un centro sinistra che capeggia il fronte
anticaccia ed un centrodestra abbastanza ignavo a parte i meriti di Orsi e Berlato, e qualche improbabile associazione venatoria che
dice tutto ed il contrario di tutto nel goffo tentativo di sbarrare la strada ad una riforma che speriamo vada in porto.
La nota positiva è però il popolo del web che oramai sembra aver capito tutto ed interviene puntualmente a smascherare sceneggiate
ed inguacchi ignobili.
Partecipare a questo punto è indispensabile, in gioco è la caccia di domani mattina.
Buttiamoci nella mischia per portare la palla in meta.
Ora o mai più.
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Alessandro Pani, romano di nascita, si innamorò della caccia agli acquatici in un lontano
mese di marzo, quando, pur non prendendo quasi niente, ammirò i grandi voli di anatre e trampolieri
che passavano lungo il litorale romano.
E’stato presidente dell’ACMA negli anni 80 nonché dirigente della FIDC Romana.
Attualmente gestisce una Azienda Faunistico-Venatoria
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