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Le zone umide e caccia agli uccelli acquatici in Italia
L’Italia ha sempre rappresentato per l’avifauna acquatica un area di svernamento estremamente importante. Ogni anno nel periodo invernale nelle nostre zone umide stazionano centinaia di migliaia di anatre e trampolieri che poi, a febbraio e marzo con la migrazione pre-nuziale riprendono la via del nord.

Il flusso migratorio che investe la nostra penisola, però, si va assottigliando di anno in anno, sono molti meno gli uccelli che transitano rispetto qualche decennio fa ed i cacciatori più anziani sono senza dubbio i testimoni di questo palese decremento.

I censimenti ufficiali che si effettuano a gennaio in tutta l’area del paleartico occidentale, coordinati da Wetland International, mostrano però un trend delle popolazioni dei migratori acquatici pressoché stazionari con dei dati stabili e per alcune specie addirittura in aumento.
Questo significa che i contingenti di anatidi sono in buona salute, ma tendono a cambiare zone di svernamento.
In Italia le lagune e valli venete sono le zone umide italiane che ancora oggi ospitano la stragrande maggioranza del contingente migratorio. Questo è dovuto solo ed esclusivamente alla lungimiranza dei proprietari di queste aree, appassionati cacciatori, che a proprie spese (e parliamo di milioni di euro) le mantengono in vita.

Ma cosa sta accadendo allora alle altre nostre zone umide?
Quali sono le cause che fanno si che i grossi contingenti di uccelli acquatici le evitino accuratamente?
I cacciatori sanno bene che le motivazioni non sono dovute solo ed esclusivamente ai cambiamenti climatici ne tantomeno all’attività venatoria: queste argomentazioni le lasciamo agli pseudo-ambientalisti di turno.
Proviamo a fare qualche ipotesi: le continue bonifiche, l’agricoltura intensiva ed estensiva, una pessima gestione dei parchi e oasi (spesso sottratti impropriamente agli stessi cacciatori con la scusa del divieto di caccia lungo le rotte di migrazione dell’avifauna!), una spudorata urbanizzazione delle coste marine o gli scarichi industriali possono aver causato tutto questo?
Sicuramente ci saranno altre spiegazioni ma quelle citate sono senza ombra di dubbio le ragioni fondamentali.

Per incrementare la biodiversità, tanto sbandierata negli ultimi anni, occorre al più presto invertire il depauperamento delle zone umide ed i cacciatori potrebbero rappresentare gli attori principali di un nuovo sviluppo ambientale.
Ma dovranno essere gli ATC e le varie associazioni venatorie le leve del cambiamento per una auspicabile inversione di tendenza, poiché sono loro possono influenzare positivamente le amministrazioni pubbliche iniziando a proporre seri progetti di ripristino e creazione delle zone umide.
E’ la gestione del territorio l’obiettivo da raggiungere...ma non a parole!

Il sito Anatidi.it con la sua struttura organizzativa e tutti gli appassionati cacciatori di uccelli acquatici che ci seguono sono a disposizione e pronti a dare il giusto contributo a queste iniziative, ed è ora che i nostri rappresentanti inizino a porsi obiettivi sfidanti che vadano oltre il ripopolamento faunistico con animali di allevamento.

In bocca al lupo a tutti voi
Paolo Bocchini



Paolo Bocchini, cacciatore romano da oltre venti anni esercita esclusivamente la caccia alle anatre.
Nel 2002 ha fondato il sito Anatidi.it divenuto ormai punto di riferimento dei cacciatori di acquatici italiani

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